2 biopic musicali

Mini recensioni di “Get On Up” e “Greetings From Tim Buckley”.

I biopic musicali (film basati sulla biografia di musicisti famosi) hanno sempre un discreto appeal presso il pubblico, sebbene spesso il modo in cui vengono confezionati risulti molto simile. È facile che questi film inizino mostrando il protagonista alla vigilia di un concerto (o evento) importante, per poi tornare indietro nel tempo e raccontarci come si è arrivati fino a lì.

E con un’incipit simile si presenta anche il recente Get On Up, biografia di James Brown, figura cardine della musica nera e personaggio “bigger than life”.

 

getonup

 

Nei panni del “Padrino del Soul” troviamo un convincente Chadwick Boseman, mentre  alla regia abbiamo Tate Taylor. Spicca la presenza di Dan Aykroyd, nel ruolo del manager Ben Bart, e di Nelsan Elliss, braccio destro di Brown per buona parte della sua carriera.

 

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Una scena tratta dal film

 

Il film è godibile e si avvale di un montaggio che salta costantemente avanti e indietro sulla linea temporale, mostrandoci uno sviluppo non lineare della storia e portando in luce alcuni momenti salienti della vita di James Brown, come ad esempio il concerto all’indomani dell’assassinio di Martin Luther King, o il viaggio in Vietnam per sollevare il morale delle truppe con la musica. Il tutto utilizzando un tono sopra le righe che rende abbastanza bene la personalità incontenibile del cantante. Inoltre il protagonista, in diversi momenti, sfonda la quarta parete, rivolgendosi direttamente allo spettatore, in un modo che, recentemente, è già stato ampiamente utilizzato in “The Wolf of Wall Street”. La riproposizione delle esibizioni live è ottima e la musica di certo non manca.

 

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A sinistra Chadwick Boseman, a destra James Brown

 

Attori molto bravi e fotografia notevole, anche se qualcosa nella regia non torna del tutto, lasciando l’impressione che, nonostante i 139 minuti di durata, manchi qualcosa. È comunque un buon film e mi sento di consigliarlo.

 


 

Greetings From Tim Buckley è un film che racconta la rivelazione al mondo di Jeff Buckley, avvenuta nel 1991, nella cornice del concerto-tributo al padre Tim, presso la chiesa di St. Ann a Brooklyn.

 

Greetings

 

A dare volto e voce a Jeff c’è Penn Badgley, un giovane attore che in realtà non ha grande somiglianza col cantante, ma che riesce, almeno a tratti, a dare un po’ di attendibilità al difficile ruolo. La voce di Badgley è molto più profonda di quella di Buckley e nel parlato la cosa un po’ stride, ma nel cantato, usando il falsetto, ci si avvicina un po’ di più, raggiungendo, a tratti, vette di verosimiglianza inaspettate (chiaramente con tutte le riserve che un confronto vocale con Jeff Buckley può sollevare).  A Ben Rosenfield invece tocca il ruolo del padre Tim, nelle sequenze di flashback che, sebbene doverose, non aggiungono molto.

 

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A sinistra Penn Badgley, a destra Ben Rosenfield.

 

In generale il lavoro svolto dal regista Daniel Algrant non è male, e gli attori ce la mettono tutta nel tentativo di confezionare un film intimista e delicato ma, nonostante l’impegno, il film non decolla mai veramente. Magari il problema sono le aspettative.

 

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I veri Jeff Buckley (a destra e Tim Buckley (a sinistra)

 

Bisognerà attendere il biopic ufficiale prodotto dalla madre di Jeff con un apparentemente più convincente Reeve Carney nei panni del cantante, per avere un ritratto migliore del cantante, ammesso che la cosa veda mai la luce, visto che attualmente mancano un regista e una produzione vera e propria a sostegno del progetto (di cui si vocifera ormai da 4 anni).

 

 

 

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